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Pratiche particolari e dal gusto discutibile, manufatti simpatici e spesse volte al limite del misterioso, sono questi gli oggetti presenti all’interno della collezione del farmacista Carletto Bergaglio, lasciata dagli eredi al Museo della Farmacia Picciòla di Vercelli, che gentilmente ha concesso una mostra temporanea in Museo, dal titolo “Taumaturgiche Siringhe”.

Il Quaresimale o Bourdaloue è un oggetto di piccole dimensioni, in ceramica, usato dalla fine del XVII fino agli inizi del XIX secolo, dalle donne di tutta Europa. Entrambe le nomenclature del misterioso oggetto derivano dal nome del gesuita Louis Bourdaloue, un grandissimo oratore, noto per le sue avvincenti ma interminabili prediche durante le celebrazioni alla Chapelle Royale di Versailles alla presenza di Luigi XIV e della corte parigina del XVII secolo. Ma perché un prelato dovrebbe condizionare il nome di un oggetto che con il mondo clericale non sembra avere nulla a che fare?!
Manufatto immancabile nel corredo della dama di corte per tutto il ‘700, il Bourdaloue era sostanzialmente un piccolo raccoglitore di urine che permetteva alla donna di non dover lasciare il proprio posto, per necessità fisiologiche che l’avrebbero costretta a farsi notare e immancabilmente a perdere qualche passaggio della fantastica omelia pronunziata dal gesuita. Questo pratico e portatile vaso, permetteva di utilizzarlo rimanendo sedute o accovacciate e poi di svuotarlo con facilità. La moda del periodo consentiva alla donna di essere comoda nell’utilizzo di questo simpatico oggetto, gonne ampie e ingombranti arricchite da gabbie di cerchi in vimini (panieri) sottostanti, ancorate alla vita nascondevano le forme e proteggevano la dama da occhi indiscreti. Le sottogonne in lino erano l’unico capo d’abbigliamento intimo consentito, l’uso dei “mutandoni”, già presenti alla corte cinquecentesca di Caterina de Medici cadono in disuso per tutto il ‘700 ricomparendo solo verso la metà del 1800. Il XVIII secolo per la storia della moda e del costume è un secolo di fortissimi cambiamenti sartoriali, che però spesse volte andavano a discapito di chi indossava il capo, l’inesistente impiego dell’intimo, per una donna portava la stessa ad avere molti problemi di salute, nonché con la pulizia, anch’essa inesistente! Utilizzo smodato di questo manufatto in ogni dove, dalla chiesa, al teatro e alla carrozza, per essere pronto a richiesta della dama in questione.
Di ceramica, munito di una forma pressochè anatomica, con tappo, beccuccio per lo svuotamento e manico pratico, viene confuso molto di frequente per una salsiera e utilizzato come tale. Le vere e proprie salsiere, per servire composti salati e dolci da mettere sulla tavola, erano innanzitutto di dimensione più piccola, decorate solitamente come il resto del servizio da pranzo e quindi ci si chiede come poteva essere possibile scambiarle, ma è provato in diari privati o opere del periodo che molti di questi quaresimali risultano presenziare sulla tavola di molte dame di corte al posto di ciotole porta biscotti o, come già anticipato, salsiere.
In Italia, parecchie botteghe ceramiste tra le più famose della penisola, tra cui quella Lodigiana o Milanese, si rifiutano di sprecare il loro tempo prezioso per la realizzazione di vere e proprie opere d’arte, per la produzione di oggettistica ad uso quotidiano della borghesia. Un discorso differente viene invece proposto dalle note case ceramiste di Sèvres e Limoges che si cimentarono nella produzione di quaresimali artistici dalle più disparate forme e ornamenti dal gusto rococò, personalizzate spesso con motti e dediche, a carattere umoristico.