Gaming History

Per il nostro ultimo incontro virtuale con il progetto Gaming History,  ci troviamo nella sala della preistoria del Museo Leone, in correlazione a un videogioco “cult” facente parte della saga Far Cry: stiamo parlando di Far Cry Primal.

https://www.youtube.com/watch?v=LJ2iH57Fs3M

Far Cry Primal è un videogioco del 2016 disponibile per console e pc. Ambientato circa nel 10.000 a.C. nel Mesolitico, racconta la storia dei Wenja, un popolo nomade costretto a sopperire alle ingiustizie di due popoli più potenti e maligni, gli Udam e gli Izila.
Nella leggendaria terra di Oros, (che sembra essere l'Europa centrale) il popolo degli Udam basa la propria supremazia su grandi capacità in battaglia e sul cannibalismo, mentre quello degli Izila sul completo dominio del Fuoco come arma di distruzione di tutti i nemici.
Il giocatore impersona Takkar, un giovane Wenja costretto a sopravvivere evitando di  divenire schiavo di uno dei due popoli  nemici e cercando di ottenere vendetta per lo sterminio della propria etnia. I Wenja sono l'unico popolo pacifico dedito all'agricoltura  e non conoscono l'arte della guerra.
Nel gioco ogni arma o utensile è componibile mediante la raccolta di determinati materiali recuperabili in luoghi più o meno difficili da raggiungere, il che rende l'avventura anche una sorta di simulatore di sopravvivenza. Stessa cosa vale per abiti e oggetti facenti parte del comparto estetico il quale dovrà essere creato mediante la caccia di animali più o meno rari per recuperarne le pelli.
Come se non bastasse, questa leggendaria terra di Oros oltre a presentare i due popoli nemici, è  costellata di pericoli quali bestie mitologiche, piante velenose, animali aggressivi e sentieri impervi. Il videogame permette, tra le altre cose, la completa esplorazione di luoghi misteriosi come grotte segrete, montagne che nascondono equipaggiamenti leggendari, foreste sterminate e fiumi minacciosi pronti a insidiare la sopravvivenza del giocatore.
Per fortuna, Takkar ha un dono: con l’esperienza riesce nel corso del gioco (il giocatore deve essere abile) a domare gli animali che incontra, anche i più feroci. Potrà così cavalcarli o utilizzarli al suo fianco nella lotta ai detentori del fuoco o ai cannibali.

Per quanto riguarda la correlazione museale, dobbiamo fare riferimento alla prima sala del Museo, nelle vetrine infatti sono esposti i reperti più antichi risalenti al Paleolitico inferiore, (bifacciali,conosciuti anche come amigdale, in selce scheggiata) e al Paleolitico superiore (grattattoi, lame e punte in selce scheggiata).
Per quanto riguarda il Neolitico, (circa 10.000-3.500 a.C.), il Museo conserva  ancora industria litica scheggiata, frammenti di vasi in ceramica e asce in pietra verde levigata.
La diffusione della ceramica e anche delle prime pratiche agricole sono le testimonianze di uno stile di vita che si sta modificando e sta diventando sempre più sedentario.  Le asce in pietra levigata erano infatti utilizzate per il disboscamento, per il rifornimento di materia prima per la costruzione di capanne, recinti e per fare spazio ai campi da coltivare. In vetrina ovviamente si può osservare solamente la parte litica dello strumento, che era costituito anche da un manico in legno (materiale organico decomposto nel corso dei millenni) su cui era montata l’ascia in pietra attraverso collanti naturali, corde/tendini animali e a volte incastri ottenuti forando o il manico di legno o la pietra.