Focus 3
SCARPINE: PANTOFOLINE E PIANELLA – PALAZZO LANGOSCO
Nella storia della moda vestirsi è sempre stata, per prima cosa, una necessità e poi successivamente un vezzo per diversificarsi dagli altri, ma un ruolo importante è giocato dall’accessorio, che è definibile come dettaglio non indispensabile, ma che molto spesso è proprio ciò che fa comprendere il variare degli stili e del costume.
Le scarpine proposte all’interno della vetrina di abiti femminili, in Palazzo Langosco, sono precisamente due coppie di pantofoline in velluto e seta del XIX secolo e una coppia di pianelle (in questo caso riconoscibili come zeppe), in seta ricamate a mano del XVIII secolo, entrambe di manifattura italiana anche se realizzate in copia a stili differenti, più vicini al mondo orientale, rispetto che al nostro.
La pianella, per definizione, è una scarpa rialzata da un tacchetto o da vere e proprie impalcature simili a delle zeppe, di cui un esempio importante è presente in Museo. La pianella presentata si ispira a mode e costumi dell’Estremo Oriente, facendo parte di un gruppo di manufatti che nella storia della moda vengono definiti come “ Cineserie”. Dalla seconda metà del 1600 i sarti e calzolai delle più grandi corti europee si accendono di ammirazione per la Cina e per l’intero costume orientale, proponendo elementi dal gusto europeo, legati al barocco e al rococò, e mescolandoli a suggestioni particolari provenienti dal mondo indiano, cinese, giapponese, turco e persiano. Nasce appunto la “Cineseria”, che diventerà una delle prime avanguardie nel campo del design, riuscendo ad interessare tutte le arti, dalla pittura alla sartoria, dall’arredamento al teatro.
Un forte slancio alla popolarità di questo stile, che possiamo definire come collaterale a quello classico dell’epoca, è dato dal teatro. I costumi e le scenografie di forte impatto creano nello spettatore un enorme desiderio di possedere qualcosa dal gusto orientale. Le nobildonne iniziano così a sfoggiare vestaglie simili a kimono in seta e taffetas cangiante, scarpine o pianelle dalla suola unica e rialzata a livelli vertiginosi, che le portano ad assomigliare più ad attrici teatrali che a dame dell’aristocrazia.
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Un secolo più tardi il gusto per l’orientalismo è ancora in voga, ma si fa più sobrio e conforme allo stile e al costume ottocentesco, non staccandosi mai completamente da ciò che era già in voga all’epoca. Provenienti dall’India alla fine del 1700, le pantofles à la pouline o nochalantes iniziano a diventare le calzature più usate del periodo. Indossate dall’aristocrazia del XIX secolo, queste comode scarpine dalla suola sottilissima cucita a fondo chiuso e rivestita di pelle di capretto appaiono senza nessun tacco, aperte sul tallone lasciano il piede libero di muoversi risultando una novità rispetto alle calzature presenti fino a quel momento.
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Queste comode pantofoline, nonostante siano di aspetto ricco e finemente decorate sono molto probabilmente confezionate con tessuti di scarto di abiti della stessa foggia. La sperimentazione tecnica caratteristica di questo periodo storico che produce risultati così interessanti e importanti per la storia della tessitura, si fonda generalmente sulla ricerca di metodi o lavorazioni tese al risparmio. Quindi le nostre scarpette, come tanti altri accessori, vengono realizzate con avanzi di tessuto, proponendo quasi volontariamente un abito completo di tutti i suoi dettagli.
L’unico inconveniente a questo imperativo del risparmio, nel caso specifico delle pantofoline, è la suola foderata in pelle ovina, che essendo cosi sottile, il solo camminare per brevi distanze danneggia tutta la calzatura irrimediabilmente, costringendo il possessore a buttarle con particolare frequenza.
Supponiamo in questo caso specifico che le scarpine appena descritte, di cui abbiamo un esempio interessante in Museo, siano appartenute alla madre di Camillo Leone, Rosa Martorelli che, nonostante la giovane età della sua dipartita, ha potuto utilizzare fino all’usura queste splendide pantofoline, ma le altre, precedentemente spiegate nei dettagli a chi appartenevano? Molto probabilmente Leone aveva trovato le pianelle in uno dei tanti mobili in stile orientale presenti all’interno della sua collezione, come una sorta di corredo o arricchimento, quindi ignorando la vera provenienza del possessore.