"Il trionfo della primavera"

Palazzo Langosco fu realizzato nel 1747 per l’omonima famiglia,in stile tardo-barocco: non mancano infatti le decorazioni come gli stucchi floreali o i soffitti affrescati con soggetti allegorici o mitologici. Nel 1838 la famiglia Leone diventò proprietaria dell’edificio e successivamente Camillo Leone ne adibì alcune sale ad abitazione ed altre alla raccolta dei reperti e delle opere da lui collezionati. Qui, nel 1910, ebbe luogo il primo allestimento e la prima apertura al pubblico del Museo Leone!

Nel XVIII secolo Vercelli visse un periodo di fioritura artistica. Le botteghe vercellesi conosciute non sono molte (quelle a noi note sono quelle di Giacomo de Eusebiis, di Eusebio Ferraris, Vincenzo Balocco), ma gli artisti non mancavano,molti, infatti, venivano chiamati in città per realizzare opere in palazzi o chiese.

Vitaliano Grassi, figlio d’arte, fu chiamato ad affrescare uno dei soffitti del palazzo. Era il secondogenito del pittore Tarquinio e di Elena Costa. Nacque l'11 agosto del 1694 a Romagnano Sesia e si formò nella bottega del padre, collaborando con lui nella sua attività in Valsesia e nel Novarese; lavorò anche per la corte reale a Torino.
Il primo lavoro assegnatogli a Vercelli fu la pala per la chiesa di S. Tommaso, un tempo in piazza Cavour, della quale resta solo la torre campanaria e, verso la prima metà del settecento, per ordine del Conte Gioachino Ignazio Langosco di Stroppiana, affrescò Palazzo Langosco.

La volta è in stile rococò, un periodo in cui gli artisti usavano colori delicati e forme curve, decorando le proprie opere principalmente con cherubini e miti d'amore. Nel rococò si sviluppò anche un grande interesse verso un'indagine razionale della realtà, che trovò espressione nella pittura di vedute, caratterizzata dalla fedele rappresentazione di luoghi e panorami. Col vedutismo ebbe grande successo il cosiddetto capriccio: esso ha come soggetto paesaggi fantastici, dove spesso sono raffigurate rovine classiche.
Nella volta sono presenti nove composizioni pittoriche: la scena centrale Trionfo della Primavera, quattro paesaggi idillici intorno, e quattro ovali d’angolo con scene mitologiche d’amore (Ercole e Onfale; Marte e Venere; Diana ed Endimione; Venere e Adone).
Il Trionfo della Primavera di Palazzo Langosco ricorda la Dea Flora rappresentata nel riquadro centrale nella volta del salone di Palazzo Castellani a Borgosesia, affrescato dal padre Tarquinio Grassi nel 1705 circa.

Storie mitologiche d’amore negli ovali d’angolo
La dea Era scatenò una tempesta durante il ritorno vittorioso di Ercole dalla conquista di Troia, e lo fece naufragare a Cos, dove fu costretto a soggiornare presso la regina Onfale. Divenutone lo schiavo e vestiti gli abiti di lei, si occupò della casa; al tempo stesso, la regina vestiva la pelle di leone dell’eroe. Un giorno la regina lo mandò a catturare due briganti, i Cercopi, scimmioni senza legge che aggredivano i viandanti. Onfale, soddisfatta dei suoi servizi, lo liberò e dopo qualche tempo lo sposò.

A causa dell’incredibile bellezza di Venere e del suo carattere capriccioso e vanitoso, Giove temeva che sarebbe stata causa di dispute tra gli altri dei, e la diede in sposa a Vulcano, il dio del fuoco, di brutto aspetto, ma con un carattere fermo, costante e sempre dedito al lavoro. Il matrimonio non fu felice e la dea intrecciò molte relazioni amorose, sia con umani che con dei e,in particolare, con il dio della guerra,Marte. I due amanti furono scoperti da Vulcano, imprigionati in una rete metallica da lui stesso lavorata ed esposti allo scherno degli altri dei.

Dagli amori di Venere e Marte nacquero Cupido, Fobo ,divinizzazione della paura e Deimos, il terrore causato dalla guerra.

Nella mitologia greca Endimione era famoso per essere l’amante della dea della Luna, Diana, in alcuni testi indicata come Selene.Selene era perdutamente innamorata di questo giovane e bellissimo mortale, e quando lui giaceva addormentato, scendeva dal cielo e lo guardava a lungo sdraiandosi al suo fianco. Un giorno Selene lo trasportò in una grotta sul monte Latmo e chiese a Zeus di concedergli l’eterna giovinezza,per poterlo amare per sempre; secondo un’altra versione, Selene chiese a Zeus che il giovane rimanesse eternamente addormentato. Sembra che entrambi i doni furono concessi: Endimione sprofondò in un sonno e una giovinezza eterni, e Selene tornò ogni notte a trovarlo.

Plinio il Vecchio invece afferma che Endimione sarebbe stato il primo studioso ad osservare le fasi lunari: l’amore tra Diana ed Endimione sarebbe nato perché lui trascorreva tutte le notti sotto lo sguardo della dea, personificazione della Luna.

Ovidio narra nelle Metamorfosi che Adone era un giovane bellissimo e Venere, colpita da una freccia di Cupido, se ne innamorò follemente. Ma la passione di Adone per la caccia preoccupava molto Venere,temendo che il suo amato potesse essere assalito da bestie feroci. Purtroppo i timori della dea trovarono conferma: un giorno, mentre era a caccia, Adone fu ferito mortalmente da un cinghiale. Venere accorse subito in suo aiuto, ma era troppo tardi. Dopo la morte, dalla terra imbevuta dal sangue di Adone spuntò il fiore dell’anemone e dalle lacrime versate da Venere sbocciarono delle rose.