#iorestoacasa18

La lettera


Lettera autografa non datata di Gabriele D’Annunzio inviata all’amico Giovanni Randaccio e risalente presumibilmente all’inizio della primavera del 1917. Nella lettera si discute di un invito a pranzo di lì a pochi giorni e che sarebbe stato per i due l’ultima occasione di incontro prima della morte del Randaccio, avvenuta pochi mesi dopo.

“Mio carissimo,
volevo venire stamani a colazione con te, ma il Generale mi ha trattenuto a Felettis. Se fossi venuto, non ti avrei trovato.
Grazie della lettera tua bella, che arde come una fiamma a cui mi riscaldo.
Desidero aver l’onore di sedermi a mensa con te e con i tuoi prodi. Ho appunto ricevuto in dono alcune bottiglie di Piper. Le porterò.
So che siete ventuno: il numero fausto, il mio numero, tre volte sette!
Porterò anche ventuno bandiere.
Quando?
Io non potrò venire se non stasera o domenica sera.
Tu non torni, mentre aspetto. Sono irresoluto.
Se non ti vedo, ti chiedo io stesso di venire domenica sera alle 18.
Ti abbraccio con tutta l’anima.
Il tuo sempre
Gabriele D’Annunzio”

Giovanni Randaccio, nato a Torino nel 1884 da padre sardo e madre vercellese, si guadagnò la prima medaglia d’argento nel 1915 sul Monte Sei Busi. La seconda medaglia gli fu conferita pochi mesi dopo in un’altra azione sul Carso. Dopo una pausa forzata a causa delle ferite riportate tornò al fronte e guidando i suoi soldati nell’ottobre 1916 prese parte alla conquista del Velikj Kribak, sulla cui cima D’Annunzio, che volle essergli al fianco, piantò una bandiera. Ma Randaccio la riprese  e guidò le sue truppe alla conquista del Dosso Faiti. Il valore dimostrato in questa impresa gli valse la terza medaglia d’argento e la promozione a maggiore. Di nuovo dopo un periodo lontano dal fronte a causa di ferite tornò sul Carso dove venne ferito mortalmente. Per la sua condotta gli fu conferita la medaglia d’oro al valore militare.
D’Annunzio nel suo componimento scrisse di Giovanni Randaccio “Io, che ho cantato gli eroi, sono cantato da te! L’eroe canta il poeta!”.